La firma dei vetri
Inviato: 09/10/2015, 23:49
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La miscela di materiale inerte con cui vengono fabbricati i vetri ottici, è da sempre un segreto accuratamente custodito e ben pochi fiduciari sono al corrente di tutti gli ingredienti che ne fanno parte.
Dalla metà del secolo scorso, la scoperta delle “terre rare” aumentò di moltissimo la disponibilità di vetri speciali a disposizione degli ottici e, naturalmente, ciascuno dei principali costruttori di allora creò le “sue” ricette segrete, i suoi vetri.
Ma, qualsiasi sostanza chimica venga utilizzata per la fusione, questa contiene, anche se in minima percentuale, qualche isotopo e, le stesse terre rare così importanti per la fabbricazione dei vetri ottici, sono spesso già di per se radioattive o contengono in abbondante quantità loro isotopi radioattivi.
Così come da sempre gli ottici hanno tenuto nascoste le loro ricette, altrettanto si sono operati ciascuno per spiare l’altro, per cercare di capire come faceva la Leitz ad ottenere certe neutralità nei colori o la Nikon ad avere dei vetri così “taglienti”.
Oggi, con i mezzi attuali, è sempre più facile scoprire queste ricette, mediante la spettrografia gamma è possibile analizzare un vetro e scoprire almeno buona parte dei suoi componenti e le loro relative percentuali.
Peccato solo che gli strumenti necessari, gli MCA (MultiChannel Analyzer), costavano un patrimonio, per cui ben pochi li possedevano.
Ma la tecnologia è migliorata ed oggi un MCA non lo si nega a nessuno, ormai lo usano anche i bambini, anche all’Ospizio dei Vecchietti ne abbiamo uno: lo usiamo per controllare quello che le suorine ci danno da mangiare in mensa.
Ne ho approfittato allora per andare a curiosare fra le lenti che equipaggiano i binocoli militari, sia quelli che la guerra l’hanno fatta per davvero, sia quelli costruiti durante la cosiddetta “guerra fredda”.
La prima osservazione che è subito evidente è che i vetri più curati sono quelli degli oculari, è fra loro che troviamo le formule più originali e più caratteristiche.
Per primo ho guardato gli oculari di un Zeiss EDF NVA 7x40, ero curioso di vedere se la permanenza per tanto tempo della pastiglia radioattiva aveva lasciato qualche ricordino al binocolo.
Ecco la gamma spettrografia fatta all’oculare: Come si vede, la costituzione del vetro è alquanto complessa, probabilmente nella sua formulazione rientrano diversi componenti, tutti in quantità piuttosto ridotta e pertanto non facilmente individuabili.
Probabilmente, eseguendo la spettrografia in modo più accurato, sarebbe stato possibile individuare qualche componente maggioritario, ma per ora ero già più che soddisfatto di quello che avevo visto: il binocolo non aveva apprezzabili residui di radioattività e i suoi vetri derivavano da una ricetta certamente piuttosto complessa.
Sono poi passato ad esaminare un mostro sacro, il Sard 6x42.
E’ immediatamente evidente la presenza nelle lenti dell’oculare di un livello radioattivo superiore alla norma, resta ora da vedere quali isotopi radioattivi vi contribuiscono maggiormente:
Altri 10 minuti di analisi ci mostrano uno spettro piuttosto chiaro, sono presenti diversi isotopi radioattivi in quantità che non possono essere considerate “naturali”.
Prima di tutto il Piombo 214, nulla di strano visto che per fare il vetro ottico viene utilizzato il piombo, ma la quantità dell’isotopo radioattivo è decisamente superiore a quella presente in natura, probabilmente un opportuno arricchimento ha migliorato le caratteristiche.
Poi, in ordine di concentrazione, troviamo il Torio 214.
Non per nulla questo elemento è sempre stato usato per conferire ai vetri un alto indice di rifrazione unito ad una bassissima dispersione: ancora un indice della grande accuratezza con cui questi binocoli venivano progettati.
Altro isotopo ben evidente è infine il Bismuto, probabilmente, assieme al Polonio, è un diretto derivato della continua trasmutazione del Piombo 214.
Certo, se le nostre care suorine si decidessero a procurarci un MultiChannel Analyzer di migliore qualità, sarebbe possibile fare anche molto meglio di così, comunque non possiamo certo lamentarci, si fa quello che si può.
In ogni caso, le spettrografie sono state fatte compensando la sonda rilevatrice al NaI(Ti) da 1” e sottraendo dalle rilevazioni effettuate la radioattività del fondo.
Prima che qualcuno di voi si preoccupi delle possibili conseguenze, è doveroso far notare che il livello di radioattività rilevata non è in alcun modo pericoloso, ne può dare luogo ad alcun inconveniente, di qualsiasi genere.
E’ come se, mentre osserviamo la Natura con il nostro amato binocolo, noi fossimo un po’ più in alto di un centinaio di metri, nulla di più.
La miscela di materiale inerte con cui vengono fabbricati i vetri ottici, è da sempre un segreto accuratamente custodito e ben pochi fiduciari sono al corrente di tutti gli ingredienti che ne fanno parte.
Dalla metà del secolo scorso, la scoperta delle “terre rare” aumentò di moltissimo la disponibilità di vetri speciali a disposizione degli ottici e, naturalmente, ciascuno dei principali costruttori di allora creò le “sue” ricette segrete, i suoi vetri.
Ma, qualsiasi sostanza chimica venga utilizzata per la fusione, questa contiene, anche se in minima percentuale, qualche isotopo e, le stesse terre rare così importanti per la fabbricazione dei vetri ottici, sono spesso già di per se radioattive o contengono in abbondante quantità loro isotopi radioattivi.
Così come da sempre gli ottici hanno tenuto nascoste le loro ricette, altrettanto si sono operati ciascuno per spiare l’altro, per cercare di capire come faceva la Leitz ad ottenere certe neutralità nei colori o la Nikon ad avere dei vetri così “taglienti”.
Oggi, con i mezzi attuali, è sempre più facile scoprire queste ricette, mediante la spettrografia gamma è possibile analizzare un vetro e scoprire almeno buona parte dei suoi componenti e le loro relative percentuali.
Peccato solo che gli strumenti necessari, gli MCA (MultiChannel Analyzer), costavano un patrimonio, per cui ben pochi li possedevano.
Ma la tecnologia è migliorata ed oggi un MCA non lo si nega a nessuno, ormai lo usano anche i bambini, anche all’Ospizio dei Vecchietti ne abbiamo uno: lo usiamo per controllare quello che le suorine ci danno da mangiare in mensa.
Ne ho approfittato allora per andare a curiosare fra le lenti che equipaggiano i binocoli militari, sia quelli che la guerra l’hanno fatta per davvero, sia quelli costruiti durante la cosiddetta “guerra fredda”.
La prima osservazione che è subito evidente è che i vetri più curati sono quelli degli oculari, è fra loro che troviamo le formule più originali e più caratteristiche.
Per primo ho guardato gli oculari di un Zeiss EDF NVA 7x40, ero curioso di vedere se la permanenza per tanto tempo della pastiglia radioattiva aveva lasciato qualche ricordino al binocolo.
Ecco la gamma spettrografia fatta all’oculare: Come si vede, la costituzione del vetro è alquanto complessa, probabilmente nella sua formulazione rientrano diversi componenti, tutti in quantità piuttosto ridotta e pertanto non facilmente individuabili.
Probabilmente, eseguendo la spettrografia in modo più accurato, sarebbe stato possibile individuare qualche componente maggioritario, ma per ora ero già più che soddisfatto di quello che avevo visto: il binocolo non aveva apprezzabili residui di radioattività e i suoi vetri derivavano da una ricetta certamente piuttosto complessa.
Sono poi passato ad esaminare un mostro sacro, il Sard 6x42.
E’ immediatamente evidente la presenza nelle lenti dell’oculare di un livello radioattivo superiore alla norma, resta ora da vedere quali isotopi radioattivi vi contribuiscono maggiormente:
Altri 10 minuti di analisi ci mostrano uno spettro piuttosto chiaro, sono presenti diversi isotopi radioattivi in quantità che non possono essere considerate “naturali”.
Prima di tutto il Piombo 214, nulla di strano visto che per fare il vetro ottico viene utilizzato il piombo, ma la quantità dell’isotopo radioattivo è decisamente superiore a quella presente in natura, probabilmente un opportuno arricchimento ha migliorato le caratteristiche.
Poi, in ordine di concentrazione, troviamo il Torio 214.
Non per nulla questo elemento è sempre stato usato per conferire ai vetri un alto indice di rifrazione unito ad una bassissima dispersione: ancora un indice della grande accuratezza con cui questi binocoli venivano progettati.
Altro isotopo ben evidente è infine il Bismuto, probabilmente, assieme al Polonio, è un diretto derivato della continua trasmutazione del Piombo 214.
Certo, se le nostre care suorine si decidessero a procurarci un MultiChannel Analyzer di migliore qualità, sarebbe possibile fare anche molto meglio di così, comunque non possiamo certo lamentarci, si fa quello che si può.
In ogni caso, le spettrografie sono state fatte compensando la sonda rilevatrice al NaI(Ti) da 1” e sottraendo dalle rilevazioni effettuate la radioattività del fondo.
Prima che qualcuno di voi si preoccupi delle possibili conseguenze, è doveroso far notare che il livello di radioattività rilevata non è in alcun modo pericoloso, ne può dare luogo ad alcun inconveniente, di qualsiasi genere.
E’ come se, mentre osserviamo la Natura con il nostro amato binocolo, noi fossimo un po’ più in alto di un centinaio di metri, nulla di più.