Prova su strada del Guardian Ray Plus
Inviato: 21/05/2016, 23:09
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La prima impressione che si ha aprendo il pacchetto è quella di una certa serietà, infatti quello che si trova subito è una dichiarazione del costruttore sulla conformità alle norme CE. Quindi niente chiacchiere da imbonitore, ma una dichiarazione scritta sul rispetto delle norme dettate dalla Unione Europea.
Poi, bellissima, la custodia imbottita in pile per il trasporto, rifinita nello stesso colore dello strumento.
No, non ditemi che per lo strumentino bianco esiste anche la custodia rifinita in bianco, non ci credo !
Nessun problema di costose pile da 9 Volt, una LiPo interna vi da tutta l’autonomia che volete, poi la ricaricate con la USB del PC o con il suo alimentatore fornito.
Acceso lo strumento, l’immancabile check e siamo pronti per operare.
Molto schematico nella disposizione dei comandi, nella parte superiore abbiamo tre pulsanti per selezionare l’unità di misura preferita: dal “vecchio” mR/h, al più recente microSv/h e finanche ai misconosciuti Becquerel. In ogni caso la lettura è molto simile: per tutti vengono mostrati i CPM e poi l’unità di misura selezionata. Molto interessante la indicazione in alto a sinistra: indica il tempo di campionamento utilizzato e quanti secondi mancano ancora alla sua scadenza.
Esemplificando, nella immagine si nota che l’ultima misurazione effettata è di 40 CPM, corrispondenti a 0,0132 milliR/h (si è scelta questa unità) e lo strumento sta utilizzando la base tempi di 30 secondi, di cui ne restano ancora 27 da conteggiare prima della prossima misurazione.
Molto intelligente la gestione completamente trasparente della base tempi: viene variata a seconda dei valori misurati. In pratica, se state misurando valori bassi, attorno al “fondo”, il tempo di campionamento è di 30 secondi, ma se la radioattività aumenta, la lettura si accorcia a 20, a 10 e fino a 5 secondi.
Altra furbata: in fondo alla seconda riga compare anche una sigla, in questo caso M4, che vuol dì ?
Sempre allo scopo di aumentare la precisione della lettura, noi possiamo fare in modo che quello che leggiamo non sia riferito ad un valore singolo, ma sia un valore mediato. Quel M4 indica infatti che il valore indicato è la media delle ultime quattro letture precedenti. Questa possibilità viene attivata nel momento stesso in cui scegliamo l’unità di misura: premendo una volta sola abbiamo la lettura normale, premendo due volte in successione abbiamo la lettura mediata, fino ad un massimo dei dieci valori precedenti. Da notare che questa opzione consente quindi una specie di Scaler progressivo, con un tempo massimo di trenta secondi, ripetibili per dieci volte, quindi fino a 5 minuti complessivi.
Sempre disponibile e facilmente attivabile, la funzione di Scaler: per la verità è piuttosto semplificata e relativa ad un solo tempo di campionamento: 10 minuti. Ma questo non sarebbe un male, dieci minuti sono un ottimo compromesso fra la praticità della misura e l’esigenza di precisione, il guaio è che finito il conteggio il Guardian Ray fa una pausa di qualche secondo e poi di nuovo riparte da capo. Ora, immaginatevi nella pratica di una misurazione difficile: se alla scadenza non siete la fermi a guardare il vostro strumento, il conteggio si azzera e riparte da capo ! Avete perso tutti i dati che si vedono nell’immagine: orario della misura, valore dei CPM, valore espresso nella unità di misura selezionata, tutto perso.
Al massimo, ripremendo il tasto Scaler, potete avere il valore espresso nei soli microSV/h, ma è un peccato. Uno Scaler, alla fine del suo conteggio, deve fermarsi ed aspettare che voi andiate a leggere, null’altro.
La descrizione di questo strumento potrebbe proseguire per illustrare le tante opportunità che offre: il datalogger, utilizzabile solo su PC e solo dopo lo scarico dei dati, il dosimetro, gli allarmi settabili, e poi il software e quindi tutte le possibilità di elaborazioni successive con il PC, ma non può essere questo lo scopo di questa breve nota.
Però un consiglio: questa volta, non fate come al solito, date una letta al manuale, scoprirete tante particolarità e tante nuove caratteristiche di questo strumento. Ne vale la pena.
E veniamo ora alla nostra “Prova su strada”.
Il metodo è noto, si basa su varie misurazioni della stessa sorgente, ma effettuate a diverse distanze. In questo modo il risultato è esattamente prevedibile in base ad un semplice rapporto matematico e la bontà di uno strumento è tanto migliore per quanto le misure ottenute si avvicinano a quelle previste.
Per quanto riguarda la precisione delle misurazioni, non vi è nulla da eccepire: la curva reale di risposta (rossa) segue quasi perfettamente la curva teorica (blu), confermando l’alta qualità di questo tipo di sonda e la bontà della successiva elaborazione strumentale.
Per di più, avevo già avuto l’impressione, dalle prime misurazioni, di una ottima sensibilità, per cui ho voluto forzare il test, aggiungendo altri due step successivi, difficoltà mai testata in nessuna delle mie precedenti prove.
Il Guardian, dopo aver tranquillamente superato l’ultima misurazione programmata a 120 cm. dalla sorgente, è stato spostato prima a 160 e poi addirittura a 240 cm., quasi due metri e mezzo di distanza dalla sorgente. Il risultato lo vedete nelle note aggiunte ed è ancora una volta perfettamente in linea con i valori della curva matematica.
Non ho avuto il coraggio di andare oltre, devo però confermare che i due “trucchetti” utilizzati dal progettista per migliorare la precisione dello strumento, funzionano perfettamente e, sfruttando la misurazione mediata, è stato possibile registrare con sicurezza una radioattività residua di appena 4 microR/h.
Ulteriormente incuriosito dalle prestazioni ottenute, ho voluto rendermi conto della accuratezza anche della parte hardware ed allora ho fatto una cosa che, normalmente, non si dovrebbe mai fare, almeno non su uno strumento di altri:
Ma tant’è, come ben si vede, la componentistica è molto ordinata e disposta su tre basette separate: piastra base, tastiera e display, dove le frecce rosse indicano i rispettivi collegamenti.
In conclusione, uno strumento digitale e tascabile, dalle ottime caratteristiche e con grandi possibilità.
Il fatto poi di essere di progettazione e costruzione italiana, lo rende molto interessante anche sotto il piano economico ed, ancora più importante, la manifesta disponibilità del progettista ad ascoltare chi utilizza realmente questo tipo di strumentazione, è una garanzia di un continuo miglioramento nel tempo.
Proprio nell’ottica di questa speranza e spinto dalla irrefrenabile voglia di dare un parere mai richiesto, esprimo di seguito alcuni suggerimenti:
- mettere un fermo alla funzione di Scaler, in modo che al termine del conteggio il risultato rimanga visibile,
- mettere un fermo alla funzione multimediale, ancora per lo stesso motivo,
- rendere il Datalogger utilizzabile anche in portatile e non solo da computer e dopo lo scarico dei dati.
Pochi miglioramenti, suggeriti dall'utilizzo pratico, per uno strumento veramente di classe.
La prima impressione che si ha aprendo il pacchetto è quella di una certa serietà, infatti quello che si trova subito è una dichiarazione del costruttore sulla conformità alle norme CE. Quindi niente chiacchiere da imbonitore, ma una dichiarazione scritta sul rispetto delle norme dettate dalla Unione Europea.
Poi, bellissima, la custodia imbottita in pile per il trasporto, rifinita nello stesso colore dello strumento.
No, non ditemi che per lo strumentino bianco esiste anche la custodia rifinita in bianco, non ci credo !
Nessun problema di costose pile da 9 Volt, una LiPo interna vi da tutta l’autonomia che volete, poi la ricaricate con la USB del PC o con il suo alimentatore fornito.
Acceso lo strumento, l’immancabile check e siamo pronti per operare.
Molto schematico nella disposizione dei comandi, nella parte superiore abbiamo tre pulsanti per selezionare l’unità di misura preferita: dal “vecchio” mR/h, al più recente microSv/h e finanche ai misconosciuti Becquerel. In ogni caso la lettura è molto simile: per tutti vengono mostrati i CPM e poi l’unità di misura selezionata. Molto interessante la indicazione in alto a sinistra: indica il tempo di campionamento utilizzato e quanti secondi mancano ancora alla sua scadenza.
Esemplificando, nella immagine si nota che l’ultima misurazione effettata è di 40 CPM, corrispondenti a 0,0132 milliR/h (si è scelta questa unità) e lo strumento sta utilizzando la base tempi di 30 secondi, di cui ne restano ancora 27 da conteggiare prima della prossima misurazione.
Molto intelligente la gestione completamente trasparente della base tempi: viene variata a seconda dei valori misurati. In pratica, se state misurando valori bassi, attorno al “fondo”, il tempo di campionamento è di 30 secondi, ma se la radioattività aumenta, la lettura si accorcia a 20, a 10 e fino a 5 secondi.
Altra furbata: in fondo alla seconda riga compare anche una sigla, in questo caso M4, che vuol dì ?
Sempre allo scopo di aumentare la precisione della lettura, noi possiamo fare in modo che quello che leggiamo non sia riferito ad un valore singolo, ma sia un valore mediato. Quel M4 indica infatti che il valore indicato è la media delle ultime quattro letture precedenti. Questa possibilità viene attivata nel momento stesso in cui scegliamo l’unità di misura: premendo una volta sola abbiamo la lettura normale, premendo due volte in successione abbiamo la lettura mediata, fino ad un massimo dei dieci valori precedenti. Da notare che questa opzione consente quindi una specie di Scaler progressivo, con un tempo massimo di trenta secondi, ripetibili per dieci volte, quindi fino a 5 minuti complessivi.
Sempre disponibile e facilmente attivabile, la funzione di Scaler: per la verità è piuttosto semplificata e relativa ad un solo tempo di campionamento: 10 minuti. Ma questo non sarebbe un male, dieci minuti sono un ottimo compromesso fra la praticità della misura e l’esigenza di precisione, il guaio è che finito il conteggio il Guardian Ray fa una pausa di qualche secondo e poi di nuovo riparte da capo. Ora, immaginatevi nella pratica di una misurazione difficile: se alla scadenza non siete la fermi a guardare il vostro strumento, il conteggio si azzera e riparte da capo ! Avete perso tutti i dati che si vedono nell’immagine: orario della misura, valore dei CPM, valore espresso nella unità di misura selezionata, tutto perso.
Al massimo, ripremendo il tasto Scaler, potete avere il valore espresso nei soli microSV/h, ma è un peccato. Uno Scaler, alla fine del suo conteggio, deve fermarsi ed aspettare che voi andiate a leggere, null’altro.
La descrizione di questo strumento potrebbe proseguire per illustrare le tante opportunità che offre: il datalogger, utilizzabile solo su PC e solo dopo lo scarico dei dati, il dosimetro, gli allarmi settabili, e poi il software e quindi tutte le possibilità di elaborazioni successive con il PC, ma non può essere questo lo scopo di questa breve nota.
Però un consiglio: questa volta, non fate come al solito, date una letta al manuale, scoprirete tante particolarità e tante nuove caratteristiche di questo strumento. Ne vale la pena.
E veniamo ora alla nostra “Prova su strada”.
Il metodo è noto, si basa su varie misurazioni della stessa sorgente, ma effettuate a diverse distanze. In questo modo il risultato è esattamente prevedibile in base ad un semplice rapporto matematico e la bontà di uno strumento è tanto migliore per quanto le misure ottenute si avvicinano a quelle previste.
Per quanto riguarda la precisione delle misurazioni, non vi è nulla da eccepire: la curva reale di risposta (rossa) segue quasi perfettamente la curva teorica (blu), confermando l’alta qualità di questo tipo di sonda e la bontà della successiva elaborazione strumentale.
Per di più, avevo già avuto l’impressione, dalle prime misurazioni, di una ottima sensibilità, per cui ho voluto forzare il test, aggiungendo altri due step successivi, difficoltà mai testata in nessuna delle mie precedenti prove.
Il Guardian, dopo aver tranquillamente superato l’ultima misurazione programmata a 120 cm. dalla sorgente, è stato spostato prima a 160 e poi addirittura a 240 cm., quasi due metri e mezzo di distanza dalla sorgente. Il risultato lo vedete nelle note aggiunte ed è ancora una volta perfettamente in linea con i valori della curva matematica.
Non ho avuto il coraggio di andare oltre, devo però confermare che i due “trucchetti” utilizzati dal progettista per migliorare la precisione dello strumento, funzionano perfettamente e, sfruttando la misurazione mediata, è stato possibile registrare con sicurezza una radioattività residua di appena 4 microR/h.
Ulteriormente incuriosito dalle prestazioni ottenute, ho voluto rendermi conto della accuratezza anche della parte hardware ed allora ho fatto una cosa che, normalmente, non si dovrebbe mai fare, almeno non su uno strumento di altri:
Ma tant’è, come ben si vede, la componentistica è molto ordinata e disposta su tre basette separate: piastra base, tastiera e display, dove le frecce rosse indicano i rispettivi collegamenti.
In conclusione, uno strumento digitale e tascabile, dalle ottime caratteristiche e con grandi possibilità.
Il fatto poi di essere di progettazione e costruzione italiana, lo rende molto interessante anche sotto il piano economico ed, ancora più importante, la manifesta disponibilità del progettista ad ascoltare chi utilizza realmente questo tipo di strumentazione, è una garanzia di un continuo miglioramento nel tempo.
Proprio nell’ottica di questa speranza e spinto dalla irrefrenabile voglia di dare un parere mai richiesto, esprimo di seguito alcuni suggerimenti:
- mettere un fermo alla funzione di Scaler, in modo che al termine del conteggio il risultato rimanga visibile,
- mettere un fermo alla funzione multimediale, ancora per lo stesso motivo,
- rendere il Datalogger utilizzabile anche in portatile e non solo da computer e dopo lo scarico dei dati.
Pochi miglioramenti, suggeriti dall'utilizzo pratico, per uno strumento veramente di classe.